ARCHITETTURA E MODERNITA'

ARCHITETTURA E MODERNITA’ 
Gli anni del Big Bang: 1957-66 

Lo scenario che si presentava alla metà degli anni 50, subito dopo la Seconda guerra mondiale era una ricerca di maggiore libertà che fin ad allora era stata brutalemnte soffocata.  
L’ Espressionismo astratto gli anni immediatamente successivi alla guerra, fu sostituito con ricerche “POP, popolari.  
Si comincia ad interessarsi agli oggetti della vita quotidiana, sguardo curioso verso il mondo dell’ arte, discostandosi completamente dai canoni fin ora perseguiti. 
Periodo in cui emergono artisti come Andy Warhol, Lichtenstein, Oldenburg e in Italia Burri. 
Nel 1957 si fonda l’ Internazionale situazionista e l’ architetto israeliano Yona Friedman insime ad un gruppo fonda il Groupe d’ETUDE d’Architecture Mobile cominciando ad elaborare disegni e progetti basati sulla trasportabilità delle strutture in un’ impostazione dichiaratamente anti CIAM. 

Gli anni sessanta caratterizzati da un’ atteggiamento “esclusivista”. L’ architettura viene vista come l’insieme di tre grandi aree: costruzione, uso e forma. 
La forma doveva seguire la funzione, gli spazi interni dovevano essere manifesti all’ esterno, la costruzione doveva essere solidale con gli altri aspetti e resa per quanto possibile evidente. 

Da un’ attrazione centripeta verso la “sintesi”, si passa a un’ esplosione centrifuga che frammenta il corpus unitario della disciplina in una miriade di eterogenei punti frammentari. 
E’ il BIG BANG dell’ ARCHITETTURA !! 
Ciò si rispecchia nei principi vitruviani. L’ utilitas reinterpretato da un giovane architetto, con basi matematiche rifonda oggettivamente il processo architettonico. L’ esplicitazione degli attributi funzionali, fuori la forma, fuori la costruzione. 
In questo processo l’ architettura tende a trasformarsi rispetto gli anni precedenti, soprattutto si allontana dal suo tradizionale statuto, per essere attratta in un caso dalle scienze esatte, dall’ altro dalle discipline artistiche, da un altro scienze economiche o filosofiche o storiche. La perdita del prorpio statuto e quello sta accadendo nella pittura, nella scultura, nella musica, nel teatro e nella danza che diventano sempre più aperte, libere e combinate l’ una con l’ altra e che hanno ormai indefiniti confini reciproci. 
Ormai si tende a costruire un valore, non più sulla centralità, ma sull’ ECCENTRICITA’, non più sulla ragionevolezza, ma sull’ esclusività. 
Come noto nella Bauhaus non si insegnava storia dell'arte o dell’ architettura, in Italia personalità come Terragni i temi della nuova architettura riescono ad ibridarsi con ramificata e ricchissima presenza di strutture del passato.  
Si fa strada nel secondo dopoguerra un’idea moderna dell’uso della storia grazie alla lezione del filosofo Benedetto Croce. 
“Della storia non si può fare a meno”. Questa posizione in Italia si articola in modi differenti. 
Da una parte storici di professione, seguaci della tradizione di Gustavo Giovannoni ( che continuavano a creare edifici che propongono partiti, forme e materiali che intendono inserirsi nei contesti antichi e già densamente edificati). 
Accanto troviamo la posizione di architetti che guardano non solo alle articolazioni plastiche e agli stili antichi, ma si interessano anche a una sorta di storia antropologica dei modi di abitare nel loro lento stratificarsi. 
Il tipo edilizio diventa, strumento di lettura dei tessuti urbani come Roma, Venezia, Como dalle analisi storiche si desumono delle leggi con cui strutturare i nuovi progetti. 
Si guarda con interesse ad alcuni ritmi, ad alcune strutture formali dei contesti e delle opere antiche che vengono evocate nei nuovi progetti attraverso il filtro di una sensibilità contemporanea.  
Il grande propugnatore di questo utilizzo moderno della storia è Bruno Zevi che si discosta dalla linea funzionalista pro CIAM.  
La storia è un campo a cui l’ architetto contemporaneo deve attingere per cogliere quei fenomeni eretici, dinamici, innovativi che delle soluzioni del passato si proiettano nel presente.  
Zevi demolisce il tipo del tempio greco e la conseguente mitizzazione neoclassica per rivendicare l’ eccezione e la trasgressione dell’ Eretteo di Filocle ad Atene. Il Rinascimento è respinto. 
In questo contesto di voluta parzializzazione delle ricerche emergono individualità forti che invece di costruire un insieme di relazioni reciproche come era stato caratteristicho delle esperienze precedenti vivono autonomamente la propria ricerca. Sono isole di pensiero architettonico che si propagano come onde concentriche a partire dalla propria individualità. 
La chiave della ricerca di Soleri sta nell’ equilibrio tra l’ artefatto umano e le forze della natura “arcologia” un suo neologismo, architettura e ecologia. 
Rispetto a questo tema sviluppa l’ idea di urbanità forte e compatta anche se di dimensione controllata, un’ idea di frugalità anticomunista nei dettagli, nei materiali e negli stili di vita.   
In Italia opera con grade passione Scarpa e negli stessi anni Michelucci continua un personale percorso verso la combinazione nell’ architettura di un paesaggio antropizzato e simbolico a un tempo che porta avanti in alcune pregevoli realizzazioni come la Chiesa sull’ autostrada del 1964. 
In Israele operano Alfred Neumann e Zvi Hecker in una ricerca avanzta  verso organizzazioni cellulari che hanno realizzato. 
L’ idea di polifunzionalità in un unico corpo integrato, anch’ esso a ridosso del centro storico, si attua a Roma in un’ opera importante realizzata accanto alle mura aureliane dallo studio Passerelli 
Un’ altra isola è costituita dal pittore olandese Constant che critica in modo esplicito i mostri sacri quali Le Corbusier  e Mies, alla città del funzionalismo, alla Carta d’ Atene, apre alla grande crisi degli  anni sessanta: quella dell’ idea di città.  

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